Degenerazione della civiltà

Hermann Muthesius, al quale dobbiamo una serie di libri istruttivi sul modo di vivere e di abitare degli Inglesi, ha illustrato le finalità del Deutscher Werkbund e ha cercato di giustificarne l’esistenza. Le finalità sono buone. Ma il fatto è che il Deutscher Werkbund non le raggiungerà mai.

Proprio il Deutscher Werkbund. I membri di questa associazione sono persone che cercano di sostituire la nostra civiltà attuale con un’altra. Perché essi lo facciano, non lo so. Ma so che essi falliranno. Non c’è stato ancora nessuno che abbia tentato di inserire goffamente la mano nella ruota veloce del tempo senza che essa non gli venisse strappata via.

Noi abbiamo la nostra civiltà, le nostre forme nelle quali si rispecchia la nostra vita e abbiamo gli oggetti d’uso che ci consentono di vivere questa vita. Nessun uomo e nessuna associazione hanno creato i nostri mobili, i nostri portasigarette e i nostri gioielli. Li ha creati il tempo. Essi cambiano di anno in anno, di giorno in giorno, di ora in ora. Perché noi stessi cambiamo di ora in ora, modifichiamo il nostro modo di vedere, le nostre abitudini. E di conseguenza cambia anche la nostra civiltà. Ma la gente del Werkbund confonde causa ed effetto. Noi non ci sediamo così perché il falegname ha fatto la sedia in questo o in quel modo, ma, poiché noi vogliamo sederci in questo modo, il falegname ha fatto così la sedia. Di conseguenza – con la soddisfazione di tutti coloro che amano la nostra civiltà – l’attività del Werkbund non ha alcun effetto.

Secondo Muthesius gli obiettivi del Deutscher Werkbund si possono riassumere in due parole: buon lavoro, creazione dello stile del nostro tempo. Questi obiettivi coincidono. In quanto chi lavora nello stile del nostro tempo lavora bene. E chi non lavora nello stile del nostro tempo lavora in modo impreciso e male. Ed è giusto che sia così. Perché una cattiva forma – definisco così la forma che non corrisponde al nostro tempo – può anche essere accettata, se dà la sensazione di durare per poco. Quando invece questa robaccia ha l’intenzione di valere per l’eternità, allora essa produce un effetto doppiamente antiestetico.

L’associazione vuol fare delle cose che non sono nello stile del nostro tempo, vuole lavorare per l’eternità. Questo non va. Ma Muthesius dice anche che attraverso la collaborazione all’interno del Deutscher Werkbund si riuscirà a trovare lo stile del nostro tempo.

Questo lavoro è inutile. Lo stile del nostro tempo lo possediamo già. Lo abbiamo dovunque l’artista, vale a dire ogni membro di quell’associazione, non è ancora andato a ficcare il naso. Dieci anni or sono questi artisti andarono in cerca di nuove conquiste e tentarono, dopo aver già guastato l’industria dei mobili, di impadronirsi di quella dell’abbigliamento. I membri dell’associazione, che a quel tempo non esisteva ancora, appartenevano alla Secession, indossavano redingotes in stoffe scozzesi con risvolti di velluto – marca Ver Sacrum – che, rivestito di seta nera, faceva l’effetto di una cravatta annodata tre volte attorno al collo. Alcuni miei energici saggi su questi problemi servirono a cacciare fuori questi signori dal laboratorio del sarto e da quello del calzolaio e a salvare da un’invasione non richiesta anche altre attività non ancora contaminate dagli ‘artisti’. Quel sarto che si era dimostrato tanto compiacente nei confronti di queste aspirazioni civili e artistiche fu abbandonato e gli stessi signori di cui si è detto andarono ad accrescere la lista dei clienti di un rinomato sarto viennese.

Si può negare che i nostri articoli in cuoio siano nello stile del nostro tempo?! E le nostre posate e i nostri oggetti di vetro?! E le nostre vasche da bagno e i lavabi americani?! E i nostri strumenti e le macchine?! E tutto, tutto – diciamolo ancora –, quando non è caduto fra le mani degli artisti!

Queste cose sono belle? Non mi pongo questa domanda. Sono nello stile del nostro tempo, e di conseguenza giuste. Non si sarebbero adattate a nessun’altra epoca e nessun altro popolo le avrebbe potute utilizzare. Di conseguenza sono nello stile del nostro tempo. E noi austriaci possiamo cullarci nell’orgogliosa consapevolezza che queste cose, fatta eccezione per l’Inghilterra, non vengono realizzate altrettanto bene in nessun altro paese della terra.

Ma dirò di più. Francamente, io trovo bello il mio portasigarette liscio, lievemente ricurvo, lavorato con precisione, che mi procura un intimo piacere estetico, mentre trovo orribile quello realizzato da un laboratorio affiliato al Werkbund (progettato dal professor tal dei tali). E chi usa il bastone con impugnatura d’argento prodotto dallo stesso laboratorio per me non è un gentleman.

Gli oggetti che presso i popoli civili vengono prodotti secondo lo stile del nostro tempo – quello che il Deutscher Werkbund intende ancora scoprire – ammontano a circa il novanta per cento. Il dieci per cento – in questo rientra anche la nostra produzione di mobili – è da considerarsi perduto per colpa degli artisti. Indubbiamente vale la pena di riconquistare questo dieci per cento. Occorre soltanto che noi sentiamo e pensiamo nello stile del nostro tempo. Il resto verrà da sé. Per gli uomini moderni possiamo modificare il detto di Hans Sachs: il tempo ha cantato per loro.

Dieci anni or sono, al tempo del Café Museum, Josef Hoffmann, che rappresenta il Deutscher Werkbund a Vienna, fece l’arredamento del negozio sulla piazza am Hof della fabbrica di candele Apollo. L’opera fu elogiata come espressione del nostro tempo. Oggi non lo direbbe più nessuno. A distanza di dieci anni ci accorgiamo che era un errore. E allo stesso modo fra dieci anni si vedrà chiaramente che quanto viene prodotto oggi in questa direzione non ha nulla in comune con lo stile del nostro tempo. Certo, Hoffmann, dopo il Café Museum, ha rinunciato al traforo e, per quanto concerne le costruzioni, si è avvicinato a quanto io stesso faccio. Ma ancor oggi egli crede di poter abbellire i suoi mobili con strani ceselli, con ornamenti applicati e intarsiati. Tuttavia l’uomo moderno trova che un volto non tatuato è più bello di uno tatuato, anche se il tatuaggio fosse opera dello stesso Michelangelo. E lo stesso pensa del comodino.

Per riuscire a trovare lo stile del nostro tempo occorre essere una persona moderna. Ma le persone che vogliono cambiare quelle cose che già sono nello stile del nostro tempo o che vogliono sostituirle con forme diverse – come per esempio avviene per le posate – dimostrano di non saper riconoscere lo stile del nostro tempo. E seguiteranno a cercarlo invano.

Se c’è una cosa che l’uomo moderno riconosce con chiarezza è che la confusione dell’arte con l’oggetto d’uso è l’umiliazione più grande cui questa può essere sottoposta. Goethe era un uomo moderno. Noto che sulle pareti dell’Esposizione, dove si vedono citazioni da lui, da Bacon, da Ruskin e dal re Salomone, mancano certe sue parole che proprio là non dovrebbero mancare, dato che contengono un’indicazione talmente precisa: «L’arte, che ha pavimentato agli antichi la terra e ha restituito ai cristiani la volta del cielo nelle loro chiese, viene oggi dissipata fra vasetti e monili. Questi tempi sono assai peggiori di quanto si creda».

(1908)

Tratto da:  Adolf Loos, Parole nel vuoto, Traduzione di Sonia Gessner, Adelphi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *