Delle due principali tendenze del pensiero cinese, il Confucianesimo e il Taoismo, il secondo è quello orientato in senso mistico e quindi è quello che serve di più per il nostro confronto con la fisica moderna. Come l’Induismo e il Buddhismo, il Taoismo è interessato più alla saggezza intuitiva che alla conoscenza razionale. Riconoscendo i limiti e la relatività del mondo del pen- siero razionale, il Taoismo è, fondamentalmente, una via di liberazione da questo mondo, ed è paragonabile, sotto questo punto di vista, alle vie dello Yoga o del Vedanta nell’Induismo, o all’Ottuplice Sentiero del Buddha. Nel contesto della cultura cinese, la liberazione taoista significò, più specificamente, una liberazione dalle rigide regole delle convenzioni.
La diffidenza per la conoscenza e per il ragionamento convenzionali è più forte nel Taoismo che in qualsiasi altra scuola di filosofia orientale, e si basa sulla ferma convinzione che l’intelletto umano non può mai comprendere il Tao. Secondo Chuang-tzu:
« … per comprenderlo perfettamente non ci vuol sapienza, per discernerlo non ci vuoi intelligenza: il Santo ne fa a meno ».1
Il libro di Chuang-tzu è pieno di passi che riflettono il disprezzo dei Taoisti per il ragionamento e l’argomentazione logica. Ad esempio, egli dice:
« Un cane non viene considerato valente perché è bravo ad abbaiare, un uomo non viene considerato eccellente perché è bravo a parlare ».
« Chi discute dimostra di non avere chiarezza di idee »
I Taoisti consideravano il ragionamento logico come parte del mondo artificiale dell’uomo, insieme con le convenzioni sociali e con le regole morali. Essi non erano affatto interessati a questo mondo, ma concentravano totalmente la loro attenzione sull’osservazione della natura al fine di riconoscere le « caratteristiche del Tao »; acquisirono perciò un atteggiamento che era sostanzialmente scientifico e solo la loro profonda diffidenza per il metodo analitico impedì loro di costruire teorie scientifiche corrette. Ciononostante, l’accurata osservazione della natura, unita a una forte capacità di penetrazione mistica, portò i saggi taoisti a intuizioni profonde che sono confermate dalle teorie scientifiche moderne.
L’aver compreso che la trasformazione e il mutamento sono caratteristiche essenziali della natura fu una delle intuizioni più importanti dei Taoisti. Un passo del Chuang-tzu illustra chiaramente come si percepì l’importanza fondamentale del mutamento osservando il mondo organico:
« Nel trasformarsi e sorgere delle creature i germogli hanno una forma secondo la specie, una gradualità di rigoglio e di decadenza, un flusso di cambiamenti e di trasformazioni ».1
I Taoisti interpretarono tutti i mutamenti della natura come manifestazioni dell’interazione dinamica tra i poli opposti yin e yang, e giunsero quindi a ritenere che ogni coppia di opposti costituisce una relazione polare in cui ciascuno dei due poli è legato dinamicamente all’altro. Per la mente occidentale, questa idea dell’implicita unità di tutti gli opposti è estremamente difficile da accettare. Ci sembra del tutto paradossale l’idea che esperienze e valori che avevamo sempre creduto contrari siano, in definitiva, aspetti differenti della medesima cosa. In Oriente, tuttavia, si è sempre considerato essenziale per arrivare all’illuminazione il consiglio dato ad Arjuna nella Bhagavad Gita di andare « al di là delle opposizioni terrene »,2 e in Cina la relazione polare tra tutti gli opposti è la base stessa del pensiero taoista. Chuang-tzu per esempio afferma:
« L ” i o ” è anche l'”altro”, l'”altro” è anche l'”io”…
Che l”`io” e l”altro” non siano più in contrapposizione è la vera essenza del Tao. Solo questa essenza, che appariva come un asse, è il centro del cerchio che risponde ai mutamenti perenni ».3
Dall’idea che i movimenti del Tao sono una continua interazione tra opposti, i Taoisti dedussero due regole fondamentali per la condotta umana. Ogni volta che si vuol ottenere una cosa, essi dicevano, bisogna iniziare dal suo opposto. Ecco che cosa dice Lao-tzu:
Se si vuole restringere, bisogna (innanzitutto) estendere.
Se si vuole indebolire, bisogna (innanzitutto) rafforzare. Se si vuole far perire, bisogna (innanzitutto) far fiorire. Se si vuole prender possesso, bisogna (innanzitutto) offrire. Questo è ciò che si chiama una visione sottile »
D’altro canto, ogni volta che si vuoi tenere una cosa, bisogna accettare che in essa ci sia qualche cosa del suo opposto:
Ciò che è tortuoso diventa diritto. Ciò che è vuoto diventa pieno. Ciò che è consumato diventa nuovo.’
Questo è il modo di vivere del saggio che ha raggiunto un punto di vista superiore, una prospettiva dalla quale vengono percepite chiaramente la relatività e la relazione polare di tutti gli opposti. Fra questi opposti ci sono anzitutto, i concetti di buono e di cattivo che sono interconnessi nello stesso modo in cui lo sono yin e yang. Essendosi reso conto della relatività di buono e cattivo, e quindi di tutte le norme morali, il saggio taoista non lotta per il buono ma cerca piuttosto di mantenere un equilibrio dinamico tra buono e cattivo. Su questo punto, Chuang-tzu è molto esplicito:
« Perciò dire: “Seguire e onorare il bene ed evitare il male” e “seguire e onorare il buongoverno ed evitare il malgoverno” significa non capire i principi del Cielo e della Terra e le qualità naturali delle creature. Sarebbe come seguire e onorare il Cielo e non tener conto della Terra, seguire e onorare lo yin e non tener conto dello yang: è chiaro che non si può fare ».3
È sorprendente che, nello stesso periodo in cui Laotzu e i suoi discepoli elaboravano la loro concezione del mondo, gli aspetti essenziali di questa visione taoista furono insegnati anche in Grecia, da un uomo i cui insegnamenti ci sono noti solo da pochi frammenti e che fu ed è ancora molto spesso frainteso. Questo « taoista » greco era Eraclito di Efeso. Il suo pensiero ha in comune con quello di Lao-tzu non solo l’importanza data al mutamento continuo, espresso nel famoso detto « tutto fluisce », ma anche l’idea che tutti i mutamenti sono ciclici. Egli paragonò l’ordine del mondo a « un fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si spegne secondo misure »,’ un’immagine che in realtà è molto simile all’idea cinese del Tao, il quale si manifesta nel- l’interazione ciclica tra yin e yang.
È facile vedere in quale modo il concetto di mutamento, inteso come interazione dinamica degli opposti, abbia portato Eraclito, analogamente a Lao-tzu, alla scoperta che tutti gli opposti sono polari e quindi formano un tutto unico. « La strada all’in su e all’in giù è una sola e la medesima » disse il filosofo greco, e ancora: « il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame ».2 Come i Taoisti, egli vedeva ogni coppia di opposti come un’unità ed era ben consapevole della relatività di tutti questi concetti. Ancora una volta le parole di Eraclito: « Le cose fredde si riscaldano, il caldo si raffredda, l’umido si dissecca, il riarso si inumidisce »3 ci ricordano quelle di Lao- tzu: « Il difficile e il facile si completano l’un l’altro… i suoni e la voce si armonizzano l’un l’altro; il prima e il dopo si seguono l’un l’altro ».4
E strano che la grande somiglianza tra le concezioni del mondo di questi due saggi del sesto secolo a.C. non sia in genere conosciuta. Eraclito viene spesso menzionato in rapporto alla fisica moderna, ma quasi mai in rapporto al Taoismo. Eppure proprio questa connessione col Taoismo mostra nel modo più chiaro che la sua concezione del mondo era quella di un mistico e in tal modo, a mio giudizio, colloca nella giusta prospettiva le corrispondenze tra le sue idee e quelle della fisica moderna.
Le azioni del saggio taoista scaturiscono quindi dalla sua saggezza intuitiva, spontaneamente e in armonia con il suo ambiente. Egli non ha bisogno di forzare se stesso, né alcunché attorno a lui, ma deve soltanto adattare le sue azioni ai movimenti del Tao. Per usare le parole di Huai Nan-tzu:
« Colui che segue l’ordine naturale fluisce nella corrente del Tao ».’
Nella filosofia taoista, un modo di agire di questo genere è chiamato wu-wei, un termine che letteralmente significa « non- azione » e che Joseph Needham traduce con « astenersi da attività in contrasto con la natura », giustificando questa interpretazione con una citazione da un commentario del Chuang-tzu:
« Non-azione non significa non fare nulla e stare in silenzio, ma lasciare che ogni cosa possa fare ciò che fa naturalmente, in modo che la sua natura sia soddisfatta ».2
Il contrasto tra yin e yang non è solo il fondamentale principio ordinatore di tutta la cultura cinese, ma si riflette anche nelle due tendenze dominanti del pensiero cinese. Il Confucianesimo era razionale, maschile, attivo e dominatore; il Taoismo, viceversa, dava importanza a tutto ciò che era intuitivo, femminile, mistico e arrendevole. « Somma cosa è non sapere di sapere » dice Lao-tzu, e « Il Santo fa ciò che deve fare senza azioni, comunica i suoi insegnamenti senza parole ».2 I Taoisti erano convinti che, mettendo in primo piano le caratteristiche femminili, arrendevoli della natura umana, fosse facilissimo condurre una vita perfettamente equilibrata in armonia con il T a o . Il loro ideale è riassunto nel modo migliore in un brano del Chuang-tzu che descrive una specie di paradiso taoista:
« Quando ancora non si era usciti dal caos, gli uomini antichi erano partecipi della placida indifferenza che permeava tutto il mondo. A quell’epoca lo yin e lo yang erano armoniosi e calmi, il loro riposo e il loro movimento non erano disturbati, le quattro stagioni giungevano a tempo debito, le diecimila creature non erano danneggiate, gli esseri viventi non morivano prematuramente. Anche se qualcuno aveva la capacità di conoscere, non la usava mai. Questo era lo stato della somma unità. A quell’epoca nessuno agiva, ma tutti seguivano sempre la spontaneità »
Tratto da: Fritjof Capra, Il Tao delle fisica