Cosa è stato il Jova Beach Tour se non la rappresentazione straordinaria di un ordinario delirio da spiaggia, l’apice spettacolare della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici? Cosa è stato se non l’equivalente di un decreto Sblocca-Spiagge, firmato non dal Presidente della Repubblica, ma dal potere mediatico?
Per me questa storia assurda è cominciata l’8 dicembre 2018, durante una tranquilla passeggiata, quando – “Ciao Franco, hai sentito le ultime sul tour di Jovanotti?”- un messaggio di Giuliana mi mise in allarme. Da quanto poi venni a sapere, eravamo accomunati dalla stessa disgrazia incombente, seppur su lati opposti dello Stivale, lei a Torre Flavia, io a Vasto.
Pensai che non si riesce mai ad avere un attimo di pace, se ti occupi di ambiente – pure Jovanotti ci mancava! – e come me la pensavano le migliaia di attivisti che si apprestavano a godere, dopo una intensa stagione di militanza sulle spiagge, il meritato riposo delle festività natalizie. Invece no: seguirono giorni, settimane, di folle attività, di incontri e controincontri con amministrazioni, associazioni, enti vari, per capire cosa stesse succedendo, giorni di appelli, lettere a Jovanotti e alla sua organizzazione, al WWF Italia, per salvare il salvabile. Solo l’idea che 30.000 persone potessero ritrovarsi davanti al rudere di Torre Flavia, dove l’anno prima aveva nidificato una coppia di fratini, era talmente sconcertante da lasciare senza fiato. Era come se si annunciasse un bombardamento sulle spiagge, mentre le autorità, come spesso accade in situazioni simili, continuavano a rassicurare, dicendo che non c’era nessun rischio, nessun problema. Di tante lettere vale la pena citare quella del Comitato Nazionale di Conservazione del Fratino, del 14 dicembre 2018. E vale la pena ricordare la vittoria ottenuta con lo spostamento del concerto da Torre Flavia a Marina di Cerveteri, più apparente che reale, per quelli che sono stati poi gli eventi di Cerveteri.
Man mano, col passare delle settimane e dei mesi, i sospetti si sono rivelati fondati, le paure si sono concretizzate e di fatto ci siamo ritrovati in trincea per tutta l’estate, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Un impegno, superiore al previsto, che ha comportato un notevole scompenso nella mia vita famigliare e nella mia estate, passata diversamente da come avrei sperato, al pari di tanti altri, coinvolti loro malgrado in questa battaglia. Il JBP ci ha assorbito un sacco di energie che avremmo voluto spendere per cose migliori e più importanti, quando già quelle a disposizione ci erano appena sufficienti per gli impegni ordinari, anche sul fronte ambientale. Eppure, nonostante tutto, ci è sembrato che fosse una priorità, non solo per difendere i nostri litorali da una manifestazione che si presentava come un pericoloso fuori-scala, ma soprattutto per la consapevolezza che il suo impatto mediatico avrebbe determinato un punto di non ritorno , oltre il quale non solo proteggere le spiagge da un uso improprio, ma anche fare ambientalismo in senso lato, sarebbe diventato più difficile.
Purtroppo i danni del tour sono andati oltre le più pessimistiche previsioni. Uno tsunami, di ipocrisia e opportunismo che ha distrutto qualunque cosa sul suo passaggio, con l’illusione di lasciare le spiagge pulite. Anzi più pulite di prima. Nessuno di noi, credo, si aspettava un tale livello di violenza. Partivamo con la convinzione che tanti appelli, da parte di tanti enti e personaggi autorevoli, avrebbero permesso di instaurare un dialogo costruttivo per la minimizzazione d’inevitabili effetti collaterali. Invece, le immagini delle ruspe, che tappa dopo tappa hanno livellato le spiagge, azzerandone i rilievi dunali e gli strati vegetativi – anche in siti riproduttivi sottoposti a tutela – ci hanno obbligato a vivere un vero film dell’orrore, reso ancor più traumatico da una negazione seriale dell’evidenza dei fatti, perpetrata con arroganza dagli organizzatori, dagli amministratori, e dallo stesso WWF, in una continua opera di mistificazione degna di un manuale della comunicazione.
Adesso che un anno è passato, e siamo all’inizio di una nuova stagione di nidificazione, possiamo fare la conta dei danni, morali e materiali, e affermare che non solo le spiagge, con i loro ecosistemi, ma anche i comuni cittadini sono stati vittime di un grande sopruso; che tuttavia ha rappresentato anche un’occasione di risveglio civico, e una possibilità di risalto mediatico per sventolare la bandiera del Fratino di fronte a tanti che ne ignoravano l’esistenza. Sono scoppiati scandali legati anche alla sicurezza, la viabilità, i costi diretti e indiretti impropriamente addossati ad enti pubblici, lo sfruttamento del lavoro volontario, la sperimentazione con il 5G, la dispersione in ambiente di rifiuti plastici nonostante lo sbandieramento ostentato di una presunta fedina plastic free. Ci sono stati continui colpi di scena e polemiche che non sono terminati con la fine del Tour, il cui obiettivo era in fondo la consacrazione di una pratica operativa, ben oltre la sua scadenza temporale.
Di fronte a tutto questo, tappa dopo tappa, un fronte di opposizione duro e trasversale ha fatto breccia nell’opinione pubblica, e sebbene non potesse competere con il Golia mediatico rappresentato dal Jova Beach Party, gli ha fatto male, molto male. Lo si è capito dalla reazione sempre più rabbiosa, e minacciosa, verso chiunque proponesse una narrazione alternativa al loro ingannevole sogno “pace, amore e ambiente”. Siamo stati bollati come terroristi ambientali e propagatori di fake news, fino all’ultimo delirante sfogo di Jovanotti che ci ha equiparati alle fogne di Nuova Delhi. Una uscita oltremodo infelice che per la prima volta ne ha incrinato la reputazione buonista, ponendolo al centro di un ciclone di critiche, e compromettendo ogni eventuale sequel di questa sua avventura balneare.
In una scala di valutazione ampia, questa vicenda è servita se non altro per creare nuove dinamiche di alleanza, necessarie a rimpiazzare il grande vuoto, momentaneamente lasciato dal WWF, che in una battaglia che gli competeva si è inspiegabilmente schierato contro tutto il fronte ambientalista.
È servita per capire ancora una volta che bisogna fare fronte comune, se non si vuole essere bollati come “siglette” ambientaliste in ricerca spasmodica di visibilità.
In una scala di valutazione personale, penso che sarebbe stata davvero un’estate buttata al vento, dietro i vaneggiamenti di un artista al suo picco di megalomania, se non avessi avuto l’occasione di dare voce, e sostegno a quei soliti irriducibili, poveri illusi, che rischiano la vita per difendere un nido di tartaruga marina mentre gli altri se la ridono sotto il palco millantando un fantomatico ripristino dei luoghi, come ha scritto Salvatore Urso in un suo tweet. Se non avessi avuto l’occasione di raccontare quei miracoli della natura che, nonostante Jovanotti, nonostante tutto, continuano a rinnovarsi sulle nostre spiagge. Ad esempio l’involo di Scirocco, l’ultimo fratino, nato sulla spiaggia di Ostuni, nel giorno dell’ultimo concerto su sabbia del Tour.
Queste pagine costituiscono dunque il racconto di un’estate in trincea, con il suo strascico di riflessioni, attraverso i post del mio blog “A chi Jova Beach Tour” e le condivisioni di tante altre voci di denuncia dall’omonima pagina fb. Un racconto collettivo, con tutti i pregi e i difetti di un reportage in presa diretta, su una vicenda che ha comunque segnato la storia dell’ambientalismo italiano, dando spunto per tante considerazioni generali di ecologia. Ringrazio per il contributo in disegni, foto, pensieri, articoli, video, documenti, Federico Gemma, Lucia Cherubini, Roberta Corsi, Fabio Imola, Silvia Filippi, Alessandra De Cesare, Loris Pietrelli, Luciano Ruggeri, Augusto De Sanctis, Red Cat alias Loredana Atzei, Enzo Suma, Vincenzo Alfano, Cristian Montevecchi, Train De Vie, Mauro Kalby, Enzo Cripezzi, Ugo De Cresi, Giovanni Spinella, Cora Bonazza, Francesca Buoninconti, Patrizia Miotti, Fabio Vallarola, Giovanna Bellizzi, Gian Paolo Farina, Massimo Davighi, Salvatore Urso, Laura Violet, Vanni Lazzari, Menotti Passarella, Francesca Ardolino, Alessio Rivola, Salvatore Ferraro, Melissa Marcaccio, Claudio Musetti e Augusta Voleri Laura Crivellari, Federico Montanari, Antonio Nicoletti, Angela Digeo, Stefano Panzarasa, Francesco Maria Mantero, Luca Giorgi, Lussi Pagammo, Mario Orlandi, Francesca Santarella, Francesca Buoninconti, Luigi Spadaccini, Serena Giannico, Anna Bontempo, Stefano Taglioli, Maurizio Crozza; il sito Disinformazione Naturalistica, GreenMe, Jonica TV, Riminiduepuntozero, Orticaweb, Centro Mare Radio, che sono stati preziose fonti di informazione; tra le associazioni il Comitato Nazionale di Conservazione del Fratino, la SOA Stazione Ornitologica Abruzzese, la Stazione Ornitologica calabrese, Caretta Calabria Conservation, Altura, Garol, Ornitologi Marchigiani, Millenari di Puglia, il Comitato No Party a Torre Flavia, gli Amici di Torre Flavia, Ardea Onlus, Asoer, Gruppo Fratino Vasto, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, le tante sezioni locali di Lipu, Italia Nostra, Legambiente, che si sono mobilitate, e anche quelle dissidenti, appartenenti al WWF.
Ringrazio di cuore anche tutti coloro che hanno dimostrato interesse e partecipazione a questa battaglia, che si identifica sotto la bandiera comune del Fratino.
Ringrazio in particolare, per il sostegno alla campagna di crowdfunding in occasione di questa “impresa” Roberta Nanni, Adriano Mecarini, Carla Iacoboni, Gabriella Parenzan, Enzo Suma, Laura Dello Sbarba, Roberto Tinarelli, Fabiana Sasso, Cristian Montevecchi, Valentina Lepore, Irene Boschi, Alberto Cherchi, Pierpaolo Pessano, Silvano Marcon, Ester Silvestri, Martina Pignataro, Luigi Cenerelli, Nicola Cirulli, Serena Ko Bavo, Adriana Giovanna Balboni, Enrico Ghirardi, Elisabetta Pellegrini, Anna Maria Romeo.
Nell’indice del libro sono riportati solo i post pubblicati dal mio blog “A chi Jova Beach Tour”, a partire dal 20 giugno 2019, perché dotati di un titolo. Al di fuori dei miei post, è sempre indicato un riferimento agli autori, e alla pagina nella quale i materiali sono pubblicati. In alcuni casi non sono riuscito a risalire agli autori di foto o pensieri, perché non indicati nei post dai quali li ho “condivisi”, talvolta screenshot, dai quali il nome era già stato cancellato. Nel complesso si tratta un collage di materiali eterogenei, che non può ambire a chiamarsi libro, ma è sicuramente un documento storico che riesce a rendere l’idea del tam tam mediatico che ci ha coinvolti, e ha cementato un fronte unitario contro il Tour. Mi scuso se tralascio qualcosa, o l’impegno di qualcuno. Sarò felice di integrare e rettificare, se possibile. Mi scuso per le tante imperfezioni di questa pubblicazione, ma seguire il Tour, raccontarlo, e infine raccogliere dopo tanti mesi i materiali, è stato un impegno che è andato anche oltre le mie disponibilità di tempo.
La fantomatica casa editrice FRA&TINO non ha un sito internet, non esiste semmai voleste cercare informazioni, ma è una sigla creata appositamente per questa pubblicazione, prendendo spunto dal colloquio radiofonico tra Jovanotti e Fiorello, nel quale i due, non avendo di meglio da fare, si divertono a ironizzare sul Fratino, con pessimo gusto.
Questa pubblicazione è liberamente scaricabile e condivisibile – con licenza Creative Commons CC BY-NC-ND – e non persegue fini di lucro, ma fini di interesse pubblico all’informazione, didattici e culturali. Se volete gratificare l’impegno profuso nella sua realizzazione, potete farlo sostenendo il mio lavoro e quello degli altri autori citati nel corso del libro. Per qualunque informazione o comunicazione potete scrivermi a info@francosacchetti.it link PDF
Buona lettura!
Franco Sacchetti