Da bambino mi ammalai
Di freddo e di paura. Mi strappavo la crosticina
E mi leccavo le labbra: ancora
Ricordo il gusto fresco e un po’ salato.
E sempre andavo, e sempre andavo, andavo,
Mi sedevo su una scala in un androne, mi riscaldavo,
Me ne andavo col delirio addosso, come al suono del piffero
Dietro al cacciatore di topi verso il fiume, mi sedevo, mi riscaldavo
Sulla scala; e rabbrividivo tutto.
E mia madre era lì ritta e mi faceva segno con la mano,
Era lì vicino, sembrava, ma non potevo avvicinarmi:
Appena mi avvicinavo — lei era a sette passi,
E mi faceva segno con la mano; mi avvicinavo — e lei era
A sette passi, e mi faceva segno con la mano.
Provai caldo e mi slacciai il colletto, mi sdraiai,
Qui squillarono le trombe, una luce mi ferì
Le palpebre, galopparono via i cavalli, mia madre
Volava sopra il lastricato e mi faceva segno con la mano,
E volò via lontano…
Ed ancora rivedo in sogno
Un bianco ospedale sotto i meli,
E un bianco lenzuolo fin sotto la gola,
E un bianco dottore che mi guarda,
E ai piedi del letto c’è una bianca infermierina
E muove le ali. Ed essi rimasero.
Mia madre invece venne, mi fece segno con la mano
E volò via lontano…
Arsènij Aleksàndrovič Tarkovskij
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