Torniamo all’ostacolo di tipo evolutivo di cui parlavamo all’inizio del capitolo, e facciamo un salto indietro di circa cinquecento milioni di anni. Fu allora che ebbe inizio la differenziazione tra piante e animali, e che i primi organismi scelsero due percorsi di vita differenti, riassumibili un po’ semplicisticamente così: le piante optarono per uno stile di vita stanziale, gli animali per uno stile di vita nomade. Per inciso, è suggestivo pensare che la stessa scelta a favore di una vita stanziale abbia portato nella storia dell’umanità alla nascità delle prime grandi civiltà.
Le piante dunque si trovarono subito nella necessità di ricavare dalla terra, dall’aria e dal sole tutto quello che serviva loro per vivere; gli animali, invece, dovettero necessariamente cibarsi di altri animali o di piante, sviluppando così poliedriche capacità di movimento (corsa, volo, nuoto ecc.). Per questo le prime sono definite «autotrofe» (dal greco autós, da sé, e trophè, cibo), cioè autosufficienti, perché non dipendono da altri esseri viventi per la loro sopravvivivenza, i secondi sono detti «eterotrofi», (dal greco éteros, altro, e trophè, cibo), perché non autosufficienti.
Generazione dopo generazione, questa scelta originaria ha prodotto come conseguenza altre differenze fondamentali tra regno animale e vegetale, al punto che oggi si possono considerare come lo yin e lo yang, come il bianco e il nero dell’ecosistema. Le piante sono stanziali e gli animali sono mobili, gli animali sono aggressivi e le piante passive, gli animali sono veloci, le piante lente. Si potrebbero creare decine di queste coppie antinomiche, ma il risultato alla fine sarebbe sempre lo stesso: nel mondo vegetale e in quello animale, negli ultimi cinquecento milioni di anni, la vita si è evoluta in modo differente.
La scelta primitiva (evolversi come esseri stanziali o in movimento) ha portato nel tempo a una differenziazione straordinaria nel corpo e nel modo di vivere: gli animali hanno optato per difendersi, cibarsi e riprodursi con il movimento (o con la fuga).
Le piante hanno scelto di fare lo stesso rimanendo ferme, il che ha imposto loro la ricerca di soluzioni del tutto originali, almeno dal nostro punto di vista (che, teniamolo sempre presente, è quello degli animali).
Tratto da: Stefano Mancuso Alessandra Viola, Verde Brillante – Sensibilità intelligenza del mondo vegetale, Firenze 2014.
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