Una parola misteriosa che non esiste in alcun vocabolario, in alcuna lingua del mondo. Eppure basta leggerla a rovescio, dall’ultima lettera alla prima per capire cosa vuol dire: è semplicemente il contrario della parola inglese nowhere, ossia di “nessun luogo”. L’ha inventata di sana pianta il dottor Samuel Butler, un originale gentlman inglese, scrittore, polemista, compositore, storico dilettante, viaggiatore di professione, sacerdote mancato, omosessuale dichiarato. E l’ha usata per intitolare il suo capolavoro riconosciuto: uno straordinario romanzo fantastico e satirico, pubblicato in forma anonima nel 1872 e poi accarezzato, in piena epoca vittoriana, da una imprevedibile popolarità .
Erewhon è un paese immaginario, abitato da uomini e donne immaginarie, dove accadono però cose non così lontane da una realtà possibile: è un paese, ad esempio, dove i criminali sono considerati malati e dunque vengono amorevolmente ricoverati in ospedale, i malati invece sono ritenuti da tutti dei criminali e dunque rinchiusi brutalmente in prigione. E’ anche un luogo, però, dal quale le macchine sono state bandite, sia quelle industriali che quelle domestiche: gli erewhoniani sono convinti, infatti, che le macchine rappresentino il futuro stadio evolutivo dell’uomo e che quindi rischierebbero prima o poi di costringere gli uomini in schiavitù. In Erewhon, poi, non si possono costruire luoghi di culto perché gli abitanti temono che le chiese e le cattedrali, attraverso le elemosine, si possano trasformare in banche e che la fede possa essere comprata e venduta come qualsiasi altro titolo azionario. Erewhon, dunque, non è affatto un regno di utopia, bensì, al contrario, un paese “distopico”, la parodia acre e crudele, cioè, dei mali e dei vizi dell’Inghilterra vittoriana.
Il successo del romanzo, fu, al tempo, colossale, e fece di Butler, quando si decise a rivelare di esserne il vero autore, un uomo famoso. E la ricezione novecentesca è stata altrettanto generosa: Aldous Huxley lo ha preso a modello per il suo romanzo Il mondo nuovo, Deleuze e Guattari ne hanno fatto il prototipo della loro teoria della “macchine desideranti”, Isaac Asimov lo considera l’antecedente delle teorie sulla Intelligenza
Artificiale. Ma non è questo il motivo per il quale lo scrittore vittoriano e il suo romanzo più celebre sono il perno di Nessunluogo. Dopo la fama e il denaro ottenuti con Erewhon Butler potè finalmente coronare i suoi sogni di viaggiatore e approdò inevitabilmente all’Italia. Prima il grande nord, poi il grande sud e il “mito” della Sicilia: terra antica, terra di illusioni e di scoperte. E infatti appena approdato alle coste occidentali della leggendaria Sicania il (mancato) reverendo Samuel compie una scoperta incredibile. In valigia porta sempre con sé una copia dell’Odissea, il suolivre de chevet preferito, e durante un’avventurosa traversata che lo porta verso le isole Egadi avviene la folgorazione: basta una rapida verifica delle distanze, dei tempi e dei paesaggi per rendersi conto che il viaggio di Odisseo non si svolge affatto nel Peloponneso e nelle isole ioniche, bensì nel tratto di mare che unisce Trapani a Favignana, Levanzo e Marettimo. Ed è sufficiente una visita alla “perla” più lontana e aspra dell’arcipelago per fugare gli ultimi dubbi: la leggendaria Itaca altro non è che l’isola del timo, la più lontana e rocciosa: Marettimo.
All’intuizione segue la dimostrazione: al ritorno a Trapani Butler si reca nella maggiore biblioteca della città, la Fardelliana, e li scopre l’esistenza di un personaggio sospeso tra realtà storica e leggenda: una misteriosa, ma “autentica” Principessa di Trapani. E’ la conferma delle ipotesi empiriche: l’autore dell’Odissea non è affatto Omero, come da sempre si è sospettato, e non è nemmeno un autore: le avventure di Ulisse sono il frutto della fantasia di una donna. La tesi sembra bizzarra, ma Butler la mette sulla carta e ne nasce un volume prezioso e originale: The Authoress of the Odyssey, pubblicato nel 1897. Qualche anno dopo l’ipotesi viene ripresa dal più autorevole studioso inglese di mitologia greca, Robert Graves, che riaccende la curiosità per la principessa di Trapani, tanto da farne la protagonista di un romanzo storico piuttosto fortunato: Homer’s Daughter. L’idea di una Odissea tutta femminile si fa strada lentamente anche nella patria della principessa. Nel 2004 sull’edificio che ospita la Capitaneria di Porto di Marettimo compare una targa che ricorda la figura di Butler e le origini mitiche dell’isola di Ulisse.
Testo di Guido Barbieri
Join the Discussion