“L’esilio volontario”, come lo definisce lo stesso Wright, cominciò a Berlino dove si recò, appena sbarcato in Europa, per revisionare il volume Ausgeführte Bauten und Entwürfe von Frank Lloyd Wright. La prima edizione del libro sull’opera del maestro americano uscì nel 1910, immediatamente seguita da una seconda l’anno successivo. Il libro e la contemporanea grande mostra berlinese completamente dedicata ai lavori di Wright ebbero un’eco fortissima fra gli architetti europei e provocarono immediatamente una svolta radicale nel movimento moderno in Germania e Olanda.
La casa editrice Wasmuth chiese inoltre a Wright di scrivere delle note di spiegazione per accompagnare le illustrazioni delle sue opere e l’architetto, sempre insieme alla signora Cheney, si trasferì a preparare il lavoro “nell’antica Fiesole, più in alto della romantica città delle città, Firenze, in una piccola villa color crema di Via Verdi.” (F.L. Wright, op. cit.).
Fiesole, benché il suo territorio sia costellato di beni culturali riferibili a periodi storici che vanno dall’etrusco-romano al medioevale e al moderno, aveva mantenuto fino al 1865 un carattere prevalentemente agricolo. Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze si tentò di adattare la struttura insediativa di Fiesole alle nuove esigenze e di dare un aspetto realmente urbano alla ‘città’ (riferendosi a Fiesole si era sempre impropriamente parlato di città in considerazione della sua sede episcopale benché, in realtà, il vescovo risiedesse a Firenze).
Così a partire dal 1866 l’ingegnere comunale Michelangiolo Maiorfi cominciò a studiare un ‘piano regolatore’ che, attraverso una serie di modifiche, venne approvato nel 1875. Negli anni successivi si cominciarono a realizzare i primi interventi con la costruzione di ville per famiglie borghesi sul versante privilegiato con panorama su Firenze in direzione Borgunto e case per operai sul versante opposto. La trasformazione in senso cittadino di Fiesole portò anche alla riorganizzazione della piazza della cattedrale (oggi piazza Mino da Fiesole) che, corredata di panchine e lampioni, si trasformò in area di passeggio e incontro e divenne luogo rappresentativo e di immagine della città, su cui ancora oggi si affacciano il municipio, il museo, la cattedrale e il seminario. Anche in conseguenza della costruzione della nuova Via Fiesolana (1839-40), Fiesole stava sempre più affermandosi come meta di un turismo borghese italiano e internazionale. Nacque quindi l’esigenza di un servizio pubblico di collegamento con Firenze. La linea, che collegava la piazza San Marco di Firenze con il centro di Fiesole, venne inaugurata il 19 settembre 1890 e fu la prima linea di tram a trazione elettrica realizzata in Italia. Proprio nel 1910, anno in cui Wright vi abitò, il comune di Fiesole assunse l’assetto territoriale che conserva tuttora e gli uffici dell’Amministrazione Comunale, precedentemente ospitati a Firenze e Coverciano, vennero trasferiti nel centro cittadino.
Wright, come molti altri illustri personaggi prima e dopo di lui – da John Ruskin ad Anatole France, da Arnold Böchlin a Paul Klee, per citarne solo alcuni – si recò a Fiesole dove cercò “riparo accanto a colei che l’impeto della ribellione, oltre all’amore, aveva portato nella mia vita.” (F.Ll.. Wright, op. cit.). Probabilmente era a conoscenza dei molti che lo avevano preceduto, poiché in un altro passo della autobiografia scrive: “Quanti spiriti in cerca di sollievo da reali o immaginarie afflizioni domestiche non hanno trovato rifugio sui colli fiesolani!” (F.Ll. Wright, op. cit.).
Del suo soggiorno fiesolano Wright ricorda:
“Passeggiavamo assieme, la mano nella mano, lungo la strada che sale da Firenze all’antica cittadina, circondati lungo tutto il tragitto, alla luce del giorno, dalla vista e dal profumo delle rose. Percorrevamo sotto braccio la stessa antica strada, di notte, ascoltando l’usignolo nelle ombre fitte del bosco illuminato di luna, facendo del nostro meglio per udire il canto nel colmo della vita. Innumerevoli pellegrinaggi compimmo per raggiungere la piccola porta massiccia incassata nel muro compatto imbiancato a calce, e la più grande porta verde che si apriva sull’angusta via Verdi. Entrati, dopo aver chiuso la porta medievale sul mondo esterno, trovavamo il fuoco acceso sulla piccola griglia. Ester, in grembiule bianco, sorridente, impaziente di stupire la signora e il signore con l’incomparabile pranzetto: l’oca arrosto, perfetta, il vino dolce, la crème-caramel… superiori, ricordo, a tutte le oche arrosto, e i vini. e le crèmes-caramel mai serviti.
Oppure, passeggiavamo nel parco cintato da alte mura, intorno alla villa, nel sole fiorentino, o nel giardinetto accanto alla fontana, nascosta da masse di gialle rose rampicanti. E vi furono lunghe escursioni per i sentieri di quelle dolci colline, più in alto, fra i papaveri che ammantavano i campi, verso Vallombrosa.
E laggiù la cascata, che ritrovava, e smarriva la propria voce nei silenzi profondi di quella famosa pineta. Aspirando nel profondo dei polmoni il profumo dei grandi pini… Stanchi, dormivamo nella piccola solitaria locanda delle alture.
E poi ancora il ritorno, la mano nella mano, per chilometri nel sole ardente, nella polvere fitta dell’antica serpeggiante strada: un’antica strada italiana, lungo il torrente. Quanto antica! Quanto pienamente romana!” (F.Ll. Wright, op. cit.).
Della dimora fiesolana dell’architetto sappiamo che era una piccola villa color crema, che aveva una piccola porta massiccia incassata nel muro compatto imbiancato a calce e una più grande porta verde che si apriva sull’angusta via Verdi. la villa era inoltre circondata da un parco cintato da alte mura. Un dato ancor più interessante sulla abitazione di Wright è riportato nella prefazione del libro del 1910 Ausgeführte Bauten Und Entwürfe. Qui l’architetto apre la prefazione del volume scrivendo:
Villino Belvedere, Via Verdi, Fiesole, Italia, Giugno 1910
e la conclude firmando: Frank Lloyd Wright, Villino Belvedere, Fiesole, Giugno 1910.
Per ben due volte quindi Wright riporta il nome della casa e ne conferma l’ubicazione nella via Verdi. Nella presentazione della ristampa di tale prefazione, avvenuta nel 1951 in occasione della mostra tenutasi in Palazzo Strozzi a Firenze sull’opera dell’architetto, Wright ribadisce che la stesura dello scritto è avvenuta nel Giugno 1910 a Fiesole, nel Villino Belvedere.
Da questi dati, e da un’analisi della cartografia storica del territorio fiesolano, si è potuto identificare la dimora dell’architetto con un villino in prossimità della parte finale della via Verdi, dove questa attualmente si biforca nelle vie di Montececeri e della Doccia. Tuttavia nel 1910 la via Verdi – che aveva assunto questo nome in seguito ad una delibera della Giunta Municipale del 15 febbraio 1901 mentre prima di tale data si chiamava via del Carro – si estendeva dalla piazza Mino da Fiesole alla via vicinale del Pelagaccio e comprendeva quindi anche quella parte che solo in tempi assai più recenti sarebbe diventata via di Montececeri. L’edificio, che reca ancora accanto all’ingresso su via di Montececeri l’iscrizione ‘Villino Belvedere’, compare per la prima volta nel Plantario Geometrico Catastale Del Territorio Comunicativo Di Fiesole del 1869, mentre nelle carte di epoca precedente il lotto risulta non ancora edificato. Le caratteristiche architettoniche forniscono un’ulteriore traccia per datarne la costruzione attorno alla metà del 1800.
Le foto scattate nel 1910 da Frank Lloyd Wright alla casa e al giardino, archiviate presso la Fondazione Wright di Taliesin, hanno confermato l’esatta identificazione dell’edificio, che è rimasto sostanzialmente invariato dal lato dell’ingresso sulla via di Montececeri (già via Verdi) se si eccettuano la scomparsa di due riseghe nel cornicione che nasconde la pendenza del tetto e la sostituzione delle inferriate delle finestre. Assai differente è invece la situazione sul fronte opposto dell’edificio, quello che si affaccia verso Firenze, dove al piano superiore il balcone centrale è stato esteso per tutta la lunghezza della facciata mentre al piano inferiore è stata creata una loggetta panoramica in aggetto con vista sulla città. Analizzando il progetto di Wright per la casa-studio di Fiesole (vedi capitolo successivo) ed in particolare la loggetta che compare nelle prospettive al termine di uno dei bracci minori della pianta, alcuni particolari quali la tripartizione dell’apertura ed i pilastri rettangolari terminanti con capitelli dal disegno lineare suggeriscono la suggestiva ipotesi di una possibile influenza di tale progetto nella realizzazione della loggetta del villino Belvedere.
In uno dei disegni del progetto compare la scritta autografa di Wright: “Villa Florence Italy, Via Verdi – Madame Illingworth – 1910 Feb.” Da una ricerca compiuta presso l’Archivio Comunale di Fiesole si è appurato che la signora Elisa Illingworth, nata a Leeds nel 1849 e residente a Fiesole dal 1889 fino alla morte nel 1930, era proprietaria di diversi edifici della zona fra cui il villino Belvedere e la sottostante villa Belvedere in cui risiedeva. Nel censimento del 1901 sotto la voce mestiere la signora Illingworth è definita quale possidente; una delle sue proprietà, probabilmente il villino Belvedere, risulta data in affitto ad un suo connazionale il signor Arthur Woole mentre le altre proprietà, ad esclusione della propria abitazione, risultano affittate ad italiani. Appare allora probabile che la scelta di recarsi ad abitare a Fiesole possa essere stata suggerita a Wright da qualche membro della numerosa comunità anglofona di Firenze tenuto anche conto del fatto che quando giunse in città Wright non parlava affatto la lingua italiana. Lo splendido panorama su Firenze che si gode dal villino Belvedere e i resti ancora oggi visibili delle mura urbane del III-IV secolo a.C. a pochi metri di distanza, contribuirono sicuramente a creare quella atmosfera incantata che pervade gli scritti di Wright a proposito del suo soggiorno fiesolano. Partendo da Fiesole Wright e la sua compagna, oltre alle escursioni a Firenze e dintorni descritte nell’autobiografia e documentate da numerose fotografie (San Miniato, Boboli, ecc), si recarono a visitare anche altre città della penisola.
Frank Lloyd Wright, Fiesole 1910
da: architettura.it