Atlante di geografia storica.
Contemporaneamente a tutte queste cause di squilibrio il pianeta si deteriora s’impoverisce. L’uomo crede di valorizzarlo distruggendo la lenta accumulazione di ricchezza vegetale prodotta dalla collaborazione mille volte secolare dell’atmosfera e del globo terrestre. La grande foresta dell’emisfero settentrionale – questo rivestimento che proteggeva il suolo, temperava i climi, equilibrava i venti e le piogge – va giorno per giorno diradandosi a causa di uno sfruttamento dissennato, senza poter essere sostituita da un valore equivalente. Ciò che viene insediato al suo posto è molto spesso il deserto o la grande coltivazione a livello industriale, quel tipo di coltivazione che, staccando l’uomo dalla terra, prelude fatalmente alla barbarie. Questa volta, ci si illude di poter procedere in modo scientifico perché si adoperano delle macchine. Ma non sono solo le zone temperate a essere in pericolo: la zona tropicale verrà sfruttata a sua volta. Questo grande laboratorio di climi, questa cintura vegetale da cui emanano spirali ritmate di onde atmosferiche, sarà sfruttata rispettando l’uomo e la natura, tenendo conto del rapporto fra il suolo e l’atmosfera, oppure si cederà alla tentazione di violentare la terra, di aggredire in modo spiccio e brutale la foresta? In questo caso l’umanità intera sarà messa in pericolo dall’alterazione dell’atmosfera e dall’evento dell’instabilità dei climi in tutto il mondo. La prospettiva è cupa. Possa la realtà non essere ancor più cupa….Una legge ormai incontestabile stabilisce che la durata degli organismi è inversamente proporzionale alla loro complessità. Se questa complessità si esaspera a forza di artifici e conflitti, la sopravvivenza sarà impossibile. “…Le leggi ” dice Montesquieu, ” sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose.” L’osservazione del mondo attuale ci porta fatalmente a pensare che questi rapporti necessari non sono quelli cui obbedisce il nostro mondo naturale, inebriato dai suoi nuovi poteri e intento a distruggere se stesso.
Tratto da: Franz Schrader, Atlante di geografia storica, 1893
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