Architettura degli uomini della conoscenza.
Bisognerà una volta, e probabilmente in un prossimo futuro, renderci conto di quel che manca soprattutto alle nostre grandi città: luoghi tranquilli e ampi, ampiamente estesi, per la meditazione, luoghi con lunghi loggiati estremamente spaziosi per il tempo cattivo o troppo assolato, nei quali non penetra il frastuono dei veicoli e degli imbonitori e in cui un più squisito rispetto delle convenzioni vieterebbe anche al prete di pregare ad alta voce: fabbricati e pubblici giardini che esprimerebbero nel loro insieme la sublimità del meditare e del solitario andare. E’ passato il tempo in cui la Chiesa possedeva il monopolio della meditazione, quando la vita contemplativa doveva essere sempre in primo luogo vita religiosa: e tutto quanto la Chiesa ha costruito esprime questo pensiero. Io non saprei come potremmo lasciarci appagare dalle sue costrizioni, anche se queste fossero spogliate della loro destinazione ecclesiastica: queste costruzioni parlano un linguaggio anche troppo patetico e parziale, in quanto case di Dio e sfarzose sedi di un commercio ultramondano, perché noi, i senza Dio, si possa qui dar vita ai nostri pensieri.
Quando andiamo errando in questi loggiati e giardini, è noi che vogliamo aver tradotto in pietra e pianta, e in noi stessi che vogliamo passeggiare.
tratto da Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, Libro quarto, Einaudi, 1979