Mi piacerebbe tanto ridiventare bambino, andare ad abitare in una grande città e così poter capire cosa mi manca. Comunque è chiaro che un bambino ha bisogno di verde, di giardini, di luoghi ampi dove possa muoversi, correre, giocare. La città, per sua natura, ci racchiude in piccoli spazi, in piccoli appartamenti da cui il cielo si può solo intravedere dalla finestra. Penso che un bambino, un ragazzo, abbia voglia di muoversi, di dimostrare che i suoi muscoli sanno correre, che gli servono per conquistare vasti spazi, ampi luoghi dove possa esercitare il proprio corpo. Mi sembra una cosa indispensabile sapendo che tutti viviamo rannicchiati nella città, in piccole stanze, in piccoli luoghi chiusi, in piccole gabbie. Il bambino è come un uccello: l’uccello ha le ali e può volare, il bambino ha le gambe e ha bisogno di muoversi. Ma per andare più in profondità, è indispensabile che lo spazio, oltre che al corpo del bambino, sia vicino alla sua mente. Vorrei che il bambino cominciasse ad avere un rapporto vero e caldo con la natura, con gli alberi, imparasse a conoscerli e, quando piove, riuscisse a sentire che musica fa la pioggia sulle foglie, si abituasse a vedere come crescono le erbe e andasse a cercare gli animali che si nascondono in mezzo al prato. Il ragazzo, quasi quasi, sente più di avere la fantasia di un cane che di una persona adulta. Io credo sia molto importante che negli spazi all’aperto si sviluppi un buon rapporto tra i bambini e gli animali. Così deve essere anche per i vecchi. Nei ricoveri dei vecchi penso che oltre che al giardino vicino alla casa ci debba essere anche un orto, perché nell’orto possono osservare come crescono le insalate, i fiori e i frutti, cioè tutto il meraviglioso mondo della natura che in ogni tempo sta nascendo per loro. In quel momento il vecchio diventa padre, nonno, un tutt’uno con la natura. Così anche con il bambino si deve trovare il modo di farlo innamorare della natura, non con un insegnamento duro, didascalico, ma incuriosendolo con piccole ricerche e offrendogli un giardino che abbia un segno. I giardini, bisogna sapere, sono sempre nati con una qualità, con un disegno.
Nel Medio Evo tutti i conventi sono nati distaccati dalla città, nei boschi. Come dice Lichaéev, grande studioso di giardini russi, uscendo dal monastero il frate, il monaco aveva bisogno di sentire nella natura la presenza di Dio, la presenza di qualcosa più grande di lui, di immenso. Ecco perché i monasteri nascevano isolati, non solo perché l’aria era più buona, ma perché l’isolamento e l’immersione nella natura significava stare più vicini a Dio. Ecco perché al bambino non bisogna dare soltanto i giochettini, le distrazioni che adesso vanno di moda e che io non conosco ma, in questo momento della velocità atroce in cui il bambino è attratto dalle cose veloci che scivolano, bisogna invece offrire qualcosa in più, qualcosa che lo possa interessare ed incuriosire: “Quanti anni ha una pianta?” “Che pianta è quella?” Il bambino deve imparare a riconoscere, a sentire amiche le piante come se fossero altri ragazzi, altri giovani vicino a lui, altri nomi accanto al suo. È abbastanza bello, per esempio, mostrare al bambino il punto dove nasce il sole: “… guarda il sole dalle nove alle dodici arriva fino qui” .. ma pensa mo’, si sta più caldi che là” “Hai visto per esempio dove è il nord?” “Come si fa con una pianta a trovare il nord?” “Vai a cercare il punto più umido e quello è il nord” Il bambino comincia così ad avere delle curiosità, a fare delle belle esperienze. Se si ferma, lui stesso diventa il centro dell’universo. “… là c’è l’est, è dove sorge il sole?” “Guarda, sorge sulla punta di quella pianta, quando siamo per esempio a maggio, però a settembre il sole sorge più in là.” Giocando con la natura il bambino gioca con l’immensità. I bambini hanno perso tante cose, per esempio oggi è difficile, quando si arriva al mare, ritrovare negli occhi quello stesso sguardo di meraviglia che si aveva un tempo lontano, quando sulla spiaggia ci si trovava davanti tutta quella immensità. I bambini devono provare le immensità della natura che si hanno con il cielo, con il sorgere del sole, con le nuvole che passano, con le ombre. Devono fare dei giochi che li facciano innamorare della natura, perché la natura è amica, la natura li può aiutare poi nel tempo.
Tratto da: Tonino Guerra