Il capitalismo ha sottomesso la campagna alla città. Ha creato metropoli enormi. Ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione e ha concentrato la proprietà nelle mani di pochi.
Il capitalismo non ha lasciato tra uomo e uomo nessun altro legame che non sia il freddo interesse, il gelido contante.
Il capitalismo ha mostrato per primo ciò che l’attività umana può compiere, creando ben altre meraviglie che non le piramidi d’Egitto, gli acquedotti romani o le cattedrali gotiche; e conducendo ben altre spedizioni che non le antiche migrazioni dei popoli e le crociate.
Il capitalismo ha generato forme produttive più diversificate e poderose di quanto avessero mai fatto tutte le precedenti generazioni messe insieme.
Il capitalismo non può esistere senza rivoluzionare incessantemente gli strumenti di lavoro, vale a dire il modo di produzione, e quindi tutti i rapporti sociali. Questo continuo rivoluzionamento dei modi di produzione, questo costante sconvolgimento di tutto il sistema sociale, questa agitazione perpetua e questa permanente mancanza di sicurezza, distinguono l’epoca borghese da tutte quelle che l’hanno preceduta.
Le vecchie industrie locali sono state distrutte o stanno per esserlo. Al posto dei vecchi bisogni, che un tempo erano soddisfatti dalla produzione nazionale, nascono bisogni nuovi, che per essere soddisfatti hanno bisogno di prodotti provenienti da paesi e climi lontani.
Con il loro andamento ciclico, le crisi commerciali minacciano sempre di più l’esistenza della società capitalista nel suo insieme. Ogni crisi distrugge regolarmente non solo una massa di merci già prodotte, ma anche una gran parte delle stesse forze produttive.
tratto da: Manifesto del Partito comunista, Karl Marx, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, 1848
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