Come può essere politico un filo di paglia? È una domanda che sembrerà ridicola a un sacco di gente. Uomini, donne, vecchi, milioni di individui avidi disgustati, eccitati o arrabbiati, ma tutti colpiti e legati al Carro della storia, del capitale, delle grandi masse, dell’oppressione …
Borghesi, proletari, maschilisti, femministi, liberisti, socialisti, tutti in lotta per il potere. Il potere di un filo di paglia? no! e chi lo conosce? chi lo vede nemmeno un filo di paglia? Il potere è dei giornali, dei tribunali, dei laboratori scientifici, delle fabbriche, dei palazzi presidenziali e della tecnologia intellettuale, delle piazze delle maggioranze! Ma la libertà non abita questi luoghi, cresce e cammina sulle ali delle rondini che godono di volare, nel respiro di un ciuffo d’erba che comunica al mondo la sua pace, la sua trasparente umiltà. La libertà si nasconde dentro le correnti delle leggi di natura, i comandi che il Creatore ha scritto nelle cose, quando ci ha fatti liberi persino di sfruttarle. Ecco «perché sono leggi discrete e per sentirle bisogna fare silenzio e mettere l’orecchio vicino, vicino: parlano con un lieve mormorio. Un mormorio che diventa rombo o boato in poche occasioni, ma per un diluvio universale quanti secoli di date di battaglie?
La politica del filo di paglia è fuori della storia, è contro la storia, è prima e dopo la storia. La rivoluzione del filo di paglia è possibile a ciascuno di noi, per scelta.
Per Fukuoka bastano 1000 mq a persona per arrivare all’autosufficienza alimentare e se anche si dovessero ritoccare le cifre, il potere di questo pensare e lavorare << in piccolo » sarebbe più forte sia ideologicamente che operativamente di qualsiasi partito od organizzazione eversiva e per di più gestibile solamente « dal basso » senza lauree, né diplomi.
Perciò quella del filo di paglia è una via per abolire il capitalismo e appropriarsi dei mezzi di produzione senza passare per la stanza dei bottoni e in questo è veramente rivoluzionaria. Qualcuno potrà avanzare la facile obiezione che qui da noi il clima e la terra sono diversi dal Giappone. Ma l’ipotesi di Fukuoka non dà delle ricette assolute, indica una strada da battere per scoprire da noi nel nostro ambiente specifico lo stesso rapporto con la natura che lui ha trovato nella sua terra. Questa seconda edizione vede la luce due anni dopo la prima e dopo il passaggio in Italia di Fukuoka stesso nel luglio del 1981.
L’interesse per l’agricoltura naturale è andato crescendo in questo periodo e i seminari, oramai leggendari, che Fukuoka ha tenuto a Ontignano, Milano, Montalto (RE) e Preganziol (TV), hanno portato nuova luce sia sul suo pensiero che sulla agricoltura che propone. Questa « Rivoluzione del filo di paglia » è apparso come un riassunto introduttivo di un discorso e di una pratica molto più ricca.
Fukuoka ha oramai completato il suo lavoro generale in tre volumi che porta il nome « MU », cioè « nulla ». Il primo volume, LA RIVOLUZIONE DI DIO, sulla religione, è in corso di traduzione in italiano; il secondo, LA FILOSOFIA DEL MU, non è ancora pronto nella traduzione inglese; mentre il terzo, sulla pratica, LA VIA DELL’AGRICOLTURA NATURALE è finito ma non ancora corretto. Nonostante la diversità di argomenti, tutti e tre sono intrisi l’uno dell’altro, per cui è facile trovare spunti di agricoltura nel volume sulla religione e viceversa.
Il seminario di Ontignano iniziò con le presentazioni dei partecipanti. Quando venne il suo turno, Fukuoka disse:
«Mi chiamo Masanobu Fukuoka. Il senso del mio nome è: Masa = diritto; Nobu : fede; Fuku : felice; Oka : montagna. Penso di non essere diverso da voi, ma ho trovato una piccola differenza fra voi e me. La piccola differenza è che voi volete imparate, io sono venuto per vuotarmi la testa di quello che ho imparato in Giappone, cioè nessuna preoccupazione mi segue. Siccome voi non capite il giapponese e io non capisco l’italiano è come se parlassimo nel vuoto. È ottimo, perche tutto ciò che sta nel vuoto non pesa su di noi. Sono felice di sentire la gentilezza che si respira qui tra di voi. C’è un’antica canzone giapponese che dice ‘ Stiamo bene perché la luna è tonda ’ così è per noi. E questo è il senso più importante: lo spirito di vita, l’essere come fanciulli, l’agricoltura allora viene da sé.»
Tratto da: Giannozzo Pucci, Ontignano, febbraio 1983