Matteo Renzi, l’ultima marionetta dei poteri forti

L’Italia dopo la seconda guerra mondiale entrò a far parte della sfera d’influenza americana e la locuzione Conventio ad excludendum, fu usata per indicare l’impossibilità di governare sia per il Partito Comunista, in quanto partito rientrante nella sfera sovietica, sia per il Movimento Sociale, perché partito di derivazione fascista. Per circa 40 anni non fu possibile quell’alternanza di governo che è la caratteristica principale di un moderno stato democratico.

Giorgio Galli, con il termine bipartitsmo imperfetto indicava proprio quell’impedimento fisiologico ad avere un’alternanza tra esecutivi. Una mancanza di alternativa democratica che in Italia paralizzò l’azione dei governi che si sono succeduti all’indomani del secondo conflitto mondiale. L’impedimento di una fisiologica alternanza ha generato quel consociativismo che ha agevolato il fiorire di una sottocultura truffaldina e criminale le cui conseguenze nefaste sono evidenti a tutti.

Dopo i decenni governati dalla Democrazia Cristiana si è proseguito con i governi Craxi e poi con il ventennio del suo erede di Arcore per poi trovare in linea di successione Matteo Renzi che, con il suo partito della nazione, è in perfetta continuità con gli interessi dei colonizzatori del pensiero unico: massoneria, industria degli armamenti, banche e multinazionali.

Il cambiamento non ci sarà rottamando un politico con le rughe e i capelli bianchi e sostituendolo con uno che ha la pelle liscia e i capelli scuri. Il cambiamento non si ha nominando delle ministre carine. Questi giochini da prestigiatore purtroppo continuano a funzionare con i tanti ancora lobotomizzati da stagioni televisive che hanno determinato nel nostro Paese una vera e propria trasformazione antropologica. Senza il terreno fertile di questa pianificata società dell’effimero, alle carnevalate in power point dell’attuale Presidente del Consiglio senza mandato elettorale, seguirebbero un coro di pernacchie. Ma nonostante gli articoli di giornali e i servizi televisivi grondanti bava che descrivono le gesta del premier abusivo, sempre in più si destano e chiedono un reale cambiamento.

Il vero cambiamento è avere il coraggio di tentare di abbattere la struttura su cui si regge questo Paese alla deriva. Mi riferisco al potere delle mafie, della massoneria, delle banche e delle corporation, in particolare quelle degli armamenti e del settore agroalimentare. Il vero cambiamento sarebbe ripristinare una sovranità monetaria come vigeva prima del divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, spingere anche a livello internazionale per una legge come la Glass-Steagall Act che negli Usa separava le banche d’investimento da quelle commerciali. Rispettare l’articolo 11 della Costituzione e quindi uscire subito dalla Nato e smantellare le basi statunitensi che 70 anni dopo la seconda guerra mondiale sono ancora presenti sul nostro territorio con i loro ordigni atomici.

Abbattere le vergognose diseguaglianze rispettando, per esempio, l’articolo 53 della Costituzione; promuovere la tutela dell’ambiente mettendo in discussione il paradigma del Pil e la folle presunzione di poter crescere in maniera infinita in un pianeta finito. Il cambiamento è percorrere la strada di Rifiuti Zero e non bruciare, costruendo a spese del contribuente già truffato dai cip 6, inceneritori che oltre a seminare cancro distruggono delle risorse.

Il cambiamento è costruire nuove scuole e non caccia da combattimento difettosi. Il cambiamento è rendere l’informazione davvero indipendente ciò significa garantire una prospettiva che sia dalla parte dei cittadini e non dei potentati economico finanziari. Il cambiamento è invogliare la partecipazione ed estendere gli spazi democratici e non ridurli (si veda la riforma Boschi) come propugnato dalla massoneria.

Il vero cambiamento per questo Paese ci sarebbe punendo i tanti lestofanti, che a partire dalla politica, hanno persino perso il senso del pudore e della dignità. Nel nostro Paese non ci si indigna quasi più dinanzi alla corruzione dilagante. Ma il principale cambiamento consiste nel ribaltare i rapporti di forza che negli ultimi decenni hanno reso la politica del tutto succube dell’economia. Le politiche monetarie adottate da Mario Draghi, oltre a rimpinzare ancora una volta le banche, forse permetteranno agli odierni politici marionetta d’intrattenere ancora per un poco il pubblico. Ma lo spettacolo sta per finire. E’ giunto il tempo di recidere i fili.

Tratto da: Ginluca Ferrara, Il fatto quotidiano ( 30 dicembre 2015 ), link articolo

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