Io ho spesso parlato di Qualcuno che deve venire senza essere aspettato, dello Straniero tra tutti gli stranieri immaginabili. Mai un uomo sarà stato così sconosciuto, così imprevisto, così repentino… Egli sarà lo Stupore incarnato.
È possibile, davvero, che ad attenderlo e a sperarlo ci sia io solo? Da quarant’anni non ho fatto altro, e tutto quanto è parso io facessi non fu che un modo di rosicchiarmi il cuore nell’attesa e nella speranza.
Quando vidi passare, lo scorso secolo, Napoleone, credetti per un istante che fosse Lui, e l’Angelo che mi guarda potrà dire, nel giorno supremo, quale il mio trasalimento fu. Ma Napoleone – lo capii presto – non era per nulla inatteso e aveva quella banalità, di aspirare all’impero mondiale. Non poteva che ripercorrere la Storia e finire come un temerario, consegnarsi al tradizionale avvoltoio.
Tutto quel che io posso dire, è che lo Straniero da attendere sarà certamente un vagabondo, inviato da Colui di cui è scritto: nessuno da dove venga né dove vada sa. Un vagabondo dell’Assoluto, del Dolore, dell’Insonnia, e così impregnato di prodigio da fare arretrare davanti a lui tutto ciò che è stabile e chiuso in limiti e da rendere i più vicini a lui pieni di paura. I miserabili ordinari, paragonati a lui, somiglieranno a dei re, e tuttavia la miseria più perfetta lo rinnegherà, perché l’Infinito che è in lei sarà da questo Visitatore mostrato nelle Piaghe del Cristo.
Mai avrà dovuto subire una prova così dura la piccola fede dei cristiani e mai, al tempo stesso, si sarà vista una così smisurata potenza conceduta ad un essere da nulla, incaricato per Decreto del compimento di tutto. E sarà talmente uomo nulla da non potergli attribuire neppure un brandello di santità, una infinitesima particella dello spirito di profezia. Non sarà probabilmente altro che un riflesso della Gloria in una cloaca, ma un riflesso così terribile che le montagne avranno il timore di esserne dissolte. Dov’è adesso?
Io sento e credo fermamente di sapere che la sua ora è vicina e il grido immenso dei contemporanei, che da due anni unanimemente invocano una Giustizia di cui non hanno idea, può come avvertimento bastarmi. Ma ignoro dove si nasconda e non chiedo più di saperlo. Quando ero giovane ancora, l’ho dappertutto cercato, con un accanimento incredibile, e non avendo, del resto, la minima speranza di trovarlo. Oggi non lo cerco più: mi rallegra pensare che tanto mio desiderare non andrà deluso e che lo vedrò, prima di morire.
Così, un anno fa, scrivevo a un eccellente amico: «Cosciente che quanto accade non è che un alzarsi di sipario, io aspetto il dramma vero, aspetto Qualcuno. Questo qualcuno, dentro l’oscurità più impenetrabile, esiste. Egli è qui o è là, lontanissimo, vicinissimo. Gli abbiamo forse, senza sapere Chi fosse, stretto la mano. Quando toccherà a Lui di entrare in scena, una prodigiosa quantità di scaglie dagli occhi di tutti cadranno e ci sarà nel mondo un clamore infinito…».
Tratto da: Léon Bloy, Meditazione di un solitario nel 1916
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