“Quando il suono delle bombe e dei colpi di pistola invase le loro case, la famiglia Abulheja si rifugiò nella notte, senza sapere dove andare. La terra che avevano amato e coltivato per generazioni divenne una prigione, una terra che ora li respingeva. Jenin, il loro villaggio, era diventato un luogo di morte e disperazione, ma anche di resistenza. Gli uomini e le donne che avevano assistito alla distruzione dei loro sogni e delle loro case continuavano a lottare, ognuno a modo proprio, per mantenere vivo il ricordo di ciò che avevano perso.”
“Mornings in Jenin” di Susan Abulhawa
Romanzo struggente, il libro segue la vita di Amal, una bambina nata nel campo profughi di Jenin, e racconta il destino della sua famiglia, divisa dalla guerra e dall’occupazione israeliana.
La narrazione è intensa e dolorosa, perché intreccia la storia personale con la grande Storia, mostrando la perdita, l’esilio e la resilienza di un popolo. Abulhawa non si limita a raccontare il dramma dei palestinesi, ma esplora anche il lato umano dei personaggi israeliani, rendendo il romanzo ancora più profondo e complesso.
È un libro che scuote, perché costringe il lettore a confrontarsi con l’ingiustizia, la sofferenza e il dolore di un conflitto che sembra non avere fine.