“Non in depravatis, sed in his quae bene secundum naturam se habent, considerandum est quid sit naturale.”
ARISTOTELE, Politica, lib. I, cap. II
Alla Repubblica di Ginevra
Magnifici, onorevolissimi e sovrani Signori, convinto che soltanto al cittadino virtuoso si conviene fare alla propria patria degli onori che essa possa accettare, da trent’anni lavoro per meritare di potervi offrire un pubblico omaggio; e poiché quest’occasione fortunata supplisce in parte a ciò che i miei sforzi non hanno potuto ottenere, ho creduto che mi sarebbe stato permesso di dare ascolto allo zelo che mi anima più che al diritto che dovrebbe autorizzarmi. Avendo avuto la fortuna di nascere fra voi, come potrei meditare sulla uguaglianza che la natura ha posto fra gli uomini e sulla disuguaglianza che questi vi hanno istituita, senza pensare alla profonda sapienza con la quale l’una e l’altra, felicemente combinate in codesto Stato, concorrono, nel modo più vicino alla legge naturale e più favorevole alla società, al mantenimento dell’ordine pubblico e al benessere dei singoli? Ricercando le regole migliori che il buon senso possa dettare sulla costituzione di un governo, sono stato tanto colpito nel vederle tutte messe in pratica nel vostro, che, se anche non fossi nato entro le vostre mura, non avrei creduto di poter fare a meno di offrire questo quadro della società umana a quel popolo che più di tutti mi sembra possedere i maggiori benefici e meglio averne evitati gli abusi.
Tratto da: Jean-Jacques Rousseau, Origini della disuguaglianza