R i s p o s t a a u n q u e s t i o n a r i o
Illustre Professore,
La questione da lei posta mi arriva al momento giusto.
Vi sono verità che si è costretti a tacere. Seminare su un suolo pietroso è spreco. Per questo sono ventisette anni che esito a dire quello che, attraverso il suo questionario, mi diventa ora possibile.
La riforma del nostro insegnamento del disegno è stata da me seguita, fin dall’inizio, con un profondo sdegno. Ma l’umanità sembra essere tornata alla ragionevolezza: il classicismo in Francia. Adesso è quindi tempo di parlare.
Educare significa aiutare gli uomini ad uscire dalle loro condizioni originarie. Quella via che l’umanità ha messo migliaia di anni a percorrere, deve essere ripercorsa da ogni bambino.
Noi tutti sappiamo, e non solo i genitori e le zie, che ogni bambino è un genio. Ma la genialità del Papua o del bambino di sei anni è oggi inutile all’umanità. Che cosa si ottiene con il moderno metodo di insegnamento del disegno? Una generazione di sfrontati che, messi di fronte a un’opera d’arte, sostengono, e non senza ragione, di aver fatto le stesse cose anche a scuola. Ho detto non senza ragione, e con questo ho toccato il profondo problema del bambino e del genio. Quanti genitori sono stati indotti a credere, in base ai risultati di questo metodo moderno, alla vocazione artistica dei loro figli!
D’altra parte il vecchio metodo che ha formato il disegnatore preciso, il quale avrebbe potuto raggiungere in futuro un alto livello come cartografo o come litografo per biglietti di visita, non ce l’ha forse in gran parte sulla coscienza l’architetto? Mentre poi il vero architetto è una persona che non sa assolutamente disegnare, che non sa cioè esprimere il proprio mondo interiore tracciando delle linee. Ciò che egli chiama disegno è un tentativo di farsi capire dall’artigiano esecutore.
Non intendo gettar via il bambino con l’acqua. Vi sono molte cose che nel moderno insegnamento del disegno dobbiamo riconoscere come positive. Il fatto di disegnare dal vero i nostri oggetti d’uso è di grande aiuto per i futuri consumatori e per lo sviluppo della nostra civiltà. Ritengo invece che sia inutile disegnare i prodotti della natura. Il futuro ricercatore potrà senz’altro applicare praticamente all’insetto le conoscenze ricavate dal disegno degli oggetti, mentre l’uomo non deve rinunciare al piacere di conoscere il bosco perché persegue l’esatta conoscenza delle foglie. Che il disegno a memoria sia di grande importanza, è cosa ovvia. Tuttavia sarà pur sempre più importante la precisione nei particolari che non una indeterminata impressione globale.
Io la devo ringraziare, stimato Professore, per avermi dato, con il suo modo rigoroso di porre la questione, l’occasione di scrivere ciò che da tempo mi stava a cuore.
Con l’espressione della mia stima, il suo devotissimo
Adolf Loos
- L’uomo moderno ha bisogno dell’ornamento?
L’uomo moderno, l’uomo che possiede una sensibilità moderna, non ha bisogno dell’ornamento, al contrario, gli ripugna. Tutti quegli oggetti che noi chiamiamo moderni sono privi di ornamenti. I nostri vestiti, le nostre macchine, i nostri articoli in cuoio e tutti gli oggetti che servono all’uso quotidiano, dalla Rivoluzione francese in poi non recano ornamenti. Tranne quegli oggetti che sono dominio esclusivo della donna – questo però è un capitolo a parte.
Recano ornamenti soltanto quegli oggetti che devono la loro esistenza a una certa parte dell’umanità – che io definisco la parte incivile: gli architetti. Dovunque gli architetti influenzano la produzione degli oggetti d’uso, questi non corrispondono allo spirito del tempo, quindi non sono moderni. Ciò vale naturalmente anche per gli architetti moderni.
Il singolo individuo non ha la facoltà di creare una forma, quindi nemmeno l’architetto. L’architetto però ripete continuamente questo impossibile tentativo – e sempre senza successo. La forma e l’ornamento sono il risultato dell’inconscia opera comune degli uomini che appartengono a un certo cerchio di civiltà. Tutto il resto è arte. L’arte è la volontà ostinata del genio. Dio gli ha affidato questo compito.
Sprecare l’arte nell’oggetto d’uso è incivile. L’ornamento richiede lavoro in più. Il sadismo con cui il diciottesimo secolo ha sovraccaricato l’uomo di lavoro inutile è estraneo all’uomo moderno, e ancor più gli è estraneo l’ornamento dei popoli primitivi, che ha un significato prettamente religioso, erotico-simbolico e che, grazie alla sua primordialità, confina con l’arte.
L’assenza di ornamento non significa mancanza di attrattiva, anzi trasmette un nuovo incanto, più vivo. Il mulino che non cigola sveglia il mugnaio.
- L’ornamento, in quanto espressione di inciviltà, deve essere eliminato dalla vita in generale e dalla scuola in particolare?
L’ornamento si elimina da sé e la scuola non deve intervenire in questo processo naturale che l’umanità ha seguito fin dalle sue origini.
- Vi sono casi in cui l’ornamento è necessario (per fini pratici, estetici o educativi)?
Di casi del genere ve ne sono. Dal punto di vista pratico l’ornamento è un problema che riguarda sia chi lo usa (il consumatore) sia chi lo fa (il produttore). Solo che prima viene il consumatore, poi il produttore.34
In pratica, dal punto di vista psicologico, l’ornamento non servirebbe ad altro che ad alleviare al lavoratore la monotonia del suo lavoro. La donna che ogni giorno se ne sta al telaio per otto ore consecutive nel frastuono assordante della fabbrica prova un senso di gioia, anzi di liberazione, quando ogni tanto nella trama si inserisce un filo colorato. Il filo colorato è in questo caso l’ornamento. Chi di noi, uomini moderni, potrebbe considerare non moderni i disegni dei tessuti, che cambiano di continuo?
Le persone che inventano questo genere di ornamento vengono chiamate, nel settore della produzione, disegnatori. Essi però non inventano gli ornamenti, semplicemente li combinano tenendo conto della moda e della domanda. La scuola non deve preoccuparsi dei futuri disegnatori. Essi si formano da soli.
Ventisei anni or sono avevo affermato che di pari passo con il progresso dell’umanità sarebbe scomparso l’ornamento dall’oggetto d’uso, un processo che si attua senza interruzione e con coerenza, e che è altrettanto naturale quanto la scomparsa delle vocali nelle sillabe finali della lingua parlata. Io però non ho mai sostenuto, come ad absurdum hanno fatto i puristi, che l’ornamento debba venir eliminato in modo sistematico e radicale. Però, dove le esigenze stesse del tempo lo hanno escluso, là non è più possibile reintrodurlo. Così come l’uomo non ricomincerà mai più a tatuarsi il volto.
L’oggetto d’uso vive quanto il materiale di cui è fatto, e il suo pregio tipicamente moderno è appunto la solidità. Se io falsifico l’oggetto d’uso decorandolo, ne limito la durata, in quanto, sottostando alla moda, esso è condannato a morire prima. Di questo assassinio compiuto sul materiale sono responsabili unicamente la volubilità e l’ambizione della donna – perché l’ornamento al servizio della donna durerà in eterno. Oggetti d’uso come stoffe o tappezzerie, la cui durata è limitata, sono soggetti alla moda, e sono quindi ornati.
Anche il lusso moderno ha preferito la solidità e la preziosità alla decorazione. Per cui l’ornamento non è neppur più valido dal punto di vista estetico. L’ornamento nella donna corrisponde sostanzialmente a quello del selvaggio, ha un significato erotico.
Quanto rimane dunque di onesto e di giustificato nell’ornamento del nostro tempo che valga la pena di essere insegnato?
La nostra educazione poggia sulla cultura classica. L’architetto è un muratore che ha studiato il latino. Ma gli architetti moderni sembrano piuttosto degli esperantisti. L’insegnamento del disegno deve fondarsi sull’ornamento classico.
L’insegnamento classico, nonostante le differenze di lingue e di confini, ha creato l’unità della civiltà occidentale. Rinunciare ad essa equivarrebbe a distruggere quest’ultimo elemento unificatore.35 Perciò non solo bisogna coltivare l’ornamento classico, ma si devono studiare anche gli ordini e le modanature.
Perrault, l’autore della facciata del Louvre, era un medico. Contro tutti gli architetti del suo tempo aveva vinto il concorso bandito da Luigi XIV per quella costruzione. Anche se un fatto simile rimane un caso isolato, ciascuno, in qualità di consumatore, ha a che fare con l’architettura per tutta la sua vita.
Nell’insegnamento del disegno l’ornamento classico svolge lo stesso ruolo della grammatica. Non vi sarebbe più alcun motivo di insegnare il latino se si seguisse il metodo Berlitz. Alla grammatica latina, anzi a qualsiasi grammatica in generale, dobbiamo la disciplina della nostra anima, la disciplina del nostro pensiero. L’ornamento classico porta la disciplina nelle forme dei nostri oggetti d’uso, crea una disciplina in noi stessi e nelle nostre forme e conduce, nonostante le differenze etnografiche e linguistiche, all’unità delle forme e dei princìpi estetici.
E porta ordine nella nostra vita. La greca – la precisione dell’ingranaggio! La rosetta – la precisa individuazione dell’asse centrale, ma anche la punta della matita ben affilata!
- Si possono risolvere senza compromessi, o comunque risolvere, questi problemi nell’ambito scolastico, oppure bisogna contare su un’evoluzione più generale che passi attraverso diverse tappe individuali del progresso civile (città-campagna; bambini-adulti; procedimenti industriali nell’edilizia, nella meccanica, nell’agricoltura e nel commercio; piccoli lavori manuali fatti in casa, ecc.)?
I bambini devono ricevere tutti la stessa educazione. Soprattutto non deve esserci nessuna frattura fra città e campagna. I lavori manuali sono indispensabili per la donna che vive in campagna; ma spesso rappresentano anche per la donna che vive in città un benefico diversivo rispetto al ruolo da lei svolto nell’economia domestica. L’insegnamento del disegno può ignorare tanto le tecniche agricole di una nazione quanto i più moderni lavori che sono prodotti dalla donna di città. Là sarà la tradizione, qui la moda, a determinare le tecniche e le forme.
Chi ama e desidera che si mantengano i caratteri nazionali della romantica vita di campagna, mi segua. Il maestro di disegno vi si troverebbe come un elefante in un negozio di porcellane.
Ma tutte le forme della tecnica applicata sono determinate dal progresso della vita pratica.
(1924)
Tratto da: Adolf Loos, Parole nel vuoto, Traduzione di Sonia Gessner, Adelphi
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