Te lo racconto io, nanetto. Svegliati, nanetto, svegliati e guarda fuori, perchè questo è un giorno incredibile per te – mi verrebbe da dirti. Lo sai dove siamo? No che non lo sai, che stai dormendo, ma sei fortunato e te lo racconto io, nanetto. Siamo su un volo Amsterdam-Billund, e io sono la ragazza coi capelli raccolti e la sciarpa a scacchi marroni che legge il libro, dall’altra parte del corridoio rispetto a dove sei sdraiato tu, che beato sei insacchettato in una tutina di spugna azzurra. Ti sbircio, nanetto, e spio di sottecchi le facce piene di stanchezza dei tuoi genitori, entrambi biondi, con gli occhiali ed i capelli corti. Non assomigliano alla tua faccina dagli occhi dipinti all’insù. Eppure sei lì con loro e proprio questi signori hanno fatto un viaggio lunghissimo fino alla Corea del Sud – lo so perchè l’hanno detto alla hostess che si è avvicinata a farti una carezza – per venirti a prendere. Le hanno raccontato che la tua stanzina è pronta, e che tu dormi per via del fuso orario, ma che sei stato bravo. I tuoi nuovi genitori al tonfo dell’aereo nella loro terra si sono scambiati uno sguardo di sollievo e d’amore che, nanetto, avresti dovuto vederli. E invece dormivi. Si sono pure meritati una bottiglietta di champagne dall’hostess – cuore di vongola come me – alla quale avevano raccontato la tua storia. Nanetto, mentre tu dormi io sono testimone del momento esatto in cui l’aereo atterra e tu passi dall’essere piccolo coreano all’essere piccolo danese. Sono testimone di un cambiamento grandissimo, così grandissimo che quasi mi si riempiono gli occhi d’acqua e mi devo coprire il volto con una pagina giallastra di libro per non farmi vedere da te e i tuoi genitori, nel momento in cui ti svegliano per avvolgerti nella coperta e portarti giù. Io c’ero quando tutta la tua vita è cambiata, nanetto, ed eri piccolo e tranquillo. Te lo lascio scritto qui, che sai mai. Buona fortuna.
Tratto da: Anonimo in rete
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