Ci accompagnano da diecimila anni, e forse tanto tempo passato assieme ci ha fatto dimenticare la loro importanza; crediamo che la storia dell’umanità sia stata guidata da re e guerrieri, sia stata ispirata da artisti e letterati, sia stata cambiata da scienziati e inventori, ma forse nulla ha influenzato la nostra storia quanto le piante coltivate. Non hanno solo nutrito il nostro corpo: hanno fatto nascere intere civiltà, hanno fatto prosperare imperi e li hanno fatti cadere, hanno cambiato il nostro modo di vivere, ci hanno incatenato a loro con sapori, colori, odori a quali non abbiamo saputo resistere, sono arrivate ad agire sulla nostra mente con molecole inaspettate. Questo libro è dedicato a queste vere protagoniste della storia umana.
Non tutte le piante sono commestibili: alcune sono tossiche, altre troppo dure, alcune non possono essere digerite, altre non si adattano ai nostri tentativi di domesticazione. Fin dall’inizio dell’agricoltura l’uomo ha selezionato solo poche decine di specie e anche oggi, nonostante uno sviluppo impressionante delle tecnologie, il 90% delle calorie che assumiamo deriva da una manciata di piante che furono domesticate tra il 9500 e il 3500 a.C.: frumento, riso, mais, patate, miglio e orzo. Delle centinaia di migliaia di specie esistenti sono poche centinaia quelle che rappresentano un’importante fonte di cibo in una qualche parte del globo. Cercheremo quindi di chiarire il rapporto fra l’evoluzione culturale umana e l’evoluzione delle piante: parleremo delle prime piante coltivate dall’uomo nei principali centri di domesticazione (Sud-Est Asiatico, Vecchio Mondo, Americhe); mostreremo le modificazioni che il lungo rapporto con l’uomo ha causato alle piante coltivate, come la perdita della capacità di disperdere i semi e i frutti, il maggiore sviluppo delle parti usate come alimento, la perdita di composti chimici utilizzati dagli erbivori come difesa; ricorderemo che in tutte le zone del mondo in cui si è sviluppata l’agricoltura, essa ha invariabilmente coinvolto fin dai suoi inizi un legume (famiglia Fabaceae) e un cereale (famiglia Poaceae): fagiolo e mais nelle Americhe, piselli e frumento nel Vicino Oriente, soia e riso in Asia.
A tutt’oggi Poaceae e Fabaceae rappresentano la maggior fonte di carboidrati e proteine vegetali nell’alimentazione umana; nel capitolo che si occupa delle famiglie di piante alimentari esse non potevano certo mancare. La scelta di inserire anche le due grandi famiglie delle Rosaceae e delle Solanaceae è per certi versi più soggettiva, e altre famiglie avrebbero potuto essere prese in considerazione. LeCucurbitaceae (zucche, cocomeri, meloni, cetrioli) sono state probabilmente le prime piante coltivate dall’uomo; la famiglia delleAsteraceae comprende cicoria, lattuga, carciofo, girasole ecc., e alle Brassicaceae appartengono i vari tipi di cavoli, il rafano, la senape. Dovendo limitare la scelta abbiamo privilegiato le due famiglie che ci sono parse più rappresentative della nostra cultura alimentare: alle Rosaceae appartengono i frutti più diffusi come mele, pere, pesche, albicocche, fragole e tanti altri, mentre leSolanaceae, pur originarie prevalentemente dell’America tropicale, sono ormai parte imprescindibile della nostra cucina: basti pensare a pomodoro, patata, peperone. Per queste quattro famiglie vengono fornite alcune informazioni tecniche (distribuzione, caratteristiche, importanza economica, classificazione) e vengono illustrati i principali rappresentanti.
Ed infine, parleremo di (quasi) tutti i cibi che le piante ci danno, dalle bevande agli oli, dall’alcol allo zucchero…
“La domesticazione riguarda ben più che dei grossi tuberi o delle pecore docili; le conseguenze dell’antico matrimonio tra piante e animali sono ben più strane e affascinanti di quanto crediamo. È possibile ricostruire una storia naturale dell’immaginazione, della bellezza, della religione e probabilmente anche della filosofia degli uomini. Uno degli scopi di questo libro è quello di fare un po’ di luce sul ruolo che in questa storia naturale hanno avuto le piante.
… le piante sono gli alchimisti della natura, abili nel trasformare acqua, suolo e luce in una varietà di sostanze preziose, molte delle quali gli esseri umani non sono nemmeno in grado di immaginare, tanto meno di fabbricare! Mentre noi stavamo ancora sviluppando una coscienza e imparando a camminare su due gambe, grazie allo stesso processo di selezione naturale loro inventavano la fotosintesi (l’impressionante abilità di convertire la luce solare in cibo) e perfezionavano la chimica organica. E molte delle scoperte che le piante hanno fatto nel campo della chimica e della fisica ci sono risultate assai utili, come sappiamo: le piante producono sostanze chimiche che nutrono e curano, che avvelenano o deliziano i sensi, che ci eccitano, ci sedano, ci intossicano. E anche alcune che hanno lo straordinario potere di alterare la nostra coscienza, di instillare sogni nella mente di uomini desti.”
Tratto da: Michael Pollan, The botany of desire : a plant’s-eye view of the world © 2002 Random House Trade Paperback Edition © 2001 by Michael Pollan
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