Wolfgang Sachs è nato a Monaco, in Germania. Ha fatto studi di teologia, sociologia e storia a Monaco, Tubinga e Berkeley. Dal 1993 è direttore di ricerca al Wuppertal Institut per clima, energia, ambiente, dove è responsabile del progetto interdisciplinare «Globalizzazione e sostenibilità». È professore onorario all’Università di Kassel, membro del Club di Roma e conosciuto come allievo di Ivan Illich. I suoi lavori critici sull’idea di sviluppo hanno influenzato il movimento ecologista. Wolfgang Sachs è stato presidente di Greenpeace Germania e nel 2007 ha partecipato al progetto Stock Exchange of Visions. È autore di molte ricerche, saggi e articoli nel campo dell’ambiente, della globalizzazione, dei rapporti Nord – Sud e sulla necessità di un profondo mutamento sociale ed ecologico.
Rivedere l’uso delle risorse naturali, ridurre gli sprechi, riorientare il sistema dei sussidi che hanno distrutto le agricolture dei paesi poveri, intervenire sulle cause di inquinamento ambientale ormai insostenibile sono infatti i temi al centro del pensiero e dell’impegno di Sachs. Non solo scientifico ma anche morale e civile, quindi, che i titoli di alcuni suoi libri sintetizzano bene: Dizionario dello sviluppo (Gruppo Abele, 1998), Ambiente e giustizia sociale. I limiti della globalizzazione (Editori Riuniti, 2002), Per un futuro equo (Feltrinelli, 2008).
L’interesse e l’impegno sulle tematiche che riguardano l’acqua scaturiscono da una passione nata per caso o la causa va ricercata nei suoi studi pregressi?
«Deriva da due fonti diverse: il fatto che io pensi all’acqua come ad uno dei quattro elementi e dunque ad una delle risorse elementari, mi porta a tenerla in considerazione nelle discussioni sul futuro delle risorse della natura; l’altro fattore consiste nel fatto di essere un allievo di Ivan Illich, che ha scritto un bellissimo libro: H2O o Le acque dell’oblio, dove pone l’accento sulla forza mitologica dell’acqua, la quale gioca un ruolo importante nell’immaginario, nella mitologia e nei riti (ad esempio la centralità dell’acqua nella liturgia cristiana) sotto tante forme. L’acqua è un costituente e una materia della quale il nostro ‘immaginario’ è fatto.»
Lei è stato presidente di Green Peace Germania: pensa che l’attribuzione delle bandiere blu a determinate zone di mare italiane nasconda interessi di tipo economico-turistico?
«Le ragioni di assegnazione vanno ricercate in motivazioni sia di tipo etico, sia di interessi particolari: sicuramente si inizia per una questione etica e poi entrano in gioco anche interessi di tipo commerciale. Per fortuna è così, perché poi anche l’etica ha bisogno di un appoggio di interessi più tangibili e materiali, altrimenti diventa troppo volatile: l’etica si fortifica quando si sposa con interessi di tipo economico.»
C’è una differenza di sensibilizzazione riguardo alle tematiche che riguardano l’acqua e il suo spreco, tra la cultura tedesca e quella italiana?
«In Italia c’è sicuramente un’attenzione maggiore che in Germania per l’acqua del mare, visto che il mio paese non si vede e non si percepisce come marittimo, tranne un pezzo del nord. Poi ci sono sicuramente delle differenze regionali, per esempio nella Baviera, da dove provengo io: l’acqua dolce, i posti fluviali, i laghi ricoprono un ruolo molto centrale, infatti sono stati stanziati tanti investimenti per tenerli puliti.»
E dal punto di vista dello spreco?
«Per un paese ricco di acqua come la Germania io porrei il problema del costo del dis-inquinamento (l’agricoltura è la fonte primaria di inquinamento), che è più importante del problema dello spreco. Tuttavia, sicuramente, per tenere più basso possibile il tasso di inquinamento, è anche importante fare attenzione al volume di acqua che si usa. Un dato importante per me è il successo della politica ambientale in Germania riguardo al problema dell’inquinamento dell’acqua, che è stato in gran parte risolto: tu puoi oggi bere l’acqua dei laghi in Baviera. In linea generale, io non ne farei una questione tedesca o italiana, piuttosto qualcosa che riguarda le varie regioni.»
Il risparmio di acqua nei posti dove ce n’è in abbondanza è un risparmio fine a se stesso oppure ‘provoca’ un effetto positivo in quei paesi dove l’acqua è un miraggio?
«Certo, il buon esempio è sempre una bella cosa e da un punto di vista generale certamente importa il modo in cui noi viviamo, il modo in cui usiamo l’acqua. Ma nelle nostre zone io non credo se ne possa fare tanto un problema etico, quanto economico, visti i costi dell’acqua. Non tanto per la scarsità di questa, quanto per il suo trattamento. Quindi si potrebbe entrare in un circolo di risparmio per questioni economiche.»
Lei beve l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?
«Dal rubinetto. Io non compro mai l’acqua in bottiglia perché non ho voglia di portare quel peso fino al terzo piano dove vivo. L’unica cosa liquida che mi permetto di comprare è il vino.»
Si interessa al rapporto acqua – salute?
«Non mi interessa così tanto. Solo adesso che sto diventando un po’ anziano ho cominciato ad avvicinarmi alle terme. Questo anche e soprattutto in considerazione del fatto che mia moglie ha lavorato a Napoli e visto che Ischia è lì vicino ho cominciato ad apprezzarne le terme.»
Cosa pensa dell’acqua minerale in bottiglia?
«Ci sono tante indicazioni che ci dicono che le due acque (rubinetto e bottiglia) non sono così diverse tra loro. Dal punto di vista della salute non c’è tanta differenza, perché entrambe sono sottoposte a controlli; dal punto di vista dei minerali neanche. Di conseguenza, l’acqua minerale in bottiglia è solo qualcosa di simbolico, qualcosa che serve per arricchire i ristoratori. Io non credo che tutta l’acqua imbottigliata venga consumata, anzi moltissima viene sprecata.»
È vero che le acque ad alto residuo calcico e magnesico favoriscono la comparsa di calcolosi renali oppure è un mito da sfatare?
«Sono troppo vecchio per credere a questa moda!»
Di Giovanni Angileri e Gabriele Nicolus
Join the Discussion